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a Civitella Paganico

Maremma experienceStoria e archeologia

Alla scoperta della storia di Civitella Paganico

Il territorio di Civitella Paganico rappresenta una fonte incredibile di reperti archeologici ed architettonici ancora da scoprire. Non a caso hanno sede nel suo territorio due  enti particolarmente dinamici e produttivi di ricerca archeologica. 

L’Associazione Archeologica Odysseus nata nel 2007 a Casale di Pari grazie all’entusiasmo di un gruppo di giovani archeologi (dilettanti e non) che si accingeva a scavare una tomba etrusca, da loro rinvenuta, in collaborazione con la Soprintendenza. Nel tempo i siti di scavo e le attività dell’Associazione si sono ampliate spaziando dall’archeologia, all’organizzazione di eventi culturali e alla collaborazione con le principali Università toscane, in special modo con l’Ateneo Senese e con l’Università di Buffalo. L'associazione organizza incontri con gli archeologi e visite teatralizzate o abbinate a concerti musicali per gruppi e privati e collabora costantemente con il Comune di Civitella Paganico nella realizzazione di eventi culturali.

Impero Project (Interconnected Mobility of People and Economy along the River Ombrone) è invece un progetto di ricerca archeologica che si propone di indagare i cambiamenti avvenuti nell'economia mediterranea dal periodo tardo etrusco fino al IX sec. d.C. con un focus particolare sull'Etruria meridionale romana. Il progetto è realizzato dal Dipartimento di Classici dell'Università di Buffalo (SUNY - USA) in collaborazione con la Michigan State University. Tra le partnership locali vi sono l'Associazione Archeologica Odysseus, il Comune di Civitella Paganico e la Tenuta di Monteverdi.


Tutte le operazioni di scavo e ricerca sono effettuate in regime di concessione da parte del Ministero dei Beni e delle Attivita’ Culturali e del Turismo e con la supervisione della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Siena, Grosseto e Arezzo.

 

Scavi di Casenovole

Le indagini archeologiche nella necropoli ellenistica di Casenovole, presso la località Boschetto, sono iniziate ad agosto 2007 e dirette, fino al 2015, dall’allora Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana con la collaborazione della proprietà del castello di Casenovole, del Comune di Civitella Paganico e dell’Associazione Archeologica Odysseus. Dal 2017 la Odysseus scava in regime di concessione. Ad oggi risultano indagate dodici sepolture, tra queste ricordiamo: la tomba “del Tasso” (2007), la tomba “dello Scarabeo” (2009- 2010), la tomba “delle Uova” (2011), la tomba “delle Foglie d’Oro” (2014-2015) e le tombe 9, 10 e 11 (2017-2020). Le tombe di Casenovole confermano il ruolo di crocevia svolto dall’area. In particolare, la tomba “del Tasso” (fine III metà II secolo a.C.) ha restituito un corredo intatto: ceramica volterrana, urne di tipo chiusino, oreficerie, monete. Anche nelle tombe “dello Scarabeo” e “delle Foglie d’Oro” (IV-III secolo a.C.), purtroppo violate, sono stati rinvenuti materiali caratteristici sia dell’ambiente volterrano (un frammento di alabastron in alabastro, ceramica a vernice nera e a figure rosse: per esempio, alcune kelebai) sia, in misura minore, di quello chiusino (urnette in pietra fetida). Il ruolo di territorio di confine sembra inoltre confermato dal toponimo locale Tollero, che identifica la strada che da Paganico conduce a Roccastrada, forse derivato dal termine etrusco tul (il cui riferimento al concetto di “confine” è consolidato nella storia degli studi) e dalla presenza del santuario rurale di Cannicci nei pressi di Paganico (IV-II secolo a.C.)

 

Scavi di Caldanelle

Le terme non finiscono con la caduta di Roma e non sono solo una “riscoperta” borghese dell’Ottocento. Caldanelle (nel contesto delle Terme di Petriolo) è un piccolo insediamento, con funzioni di albergo termale, risalente al XIV secolo. Nascosto dalla vegetazione e dalle
stratificazioni, ma ricordato dalle fonti scritte, fu caparbiamente cercato e ritrovato nel 2002 (Marcocci, 2016).
Con tre campagne di scavo, dal 2017 al 2020, l’Associazione Odysseus lo ha indagato su concessione della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio delle province di Siena, Grosseto e Arezzo, sotto la direzione scientifica del prof. Roberto Farinelli dell’Università di Siena. I primi risultati hanno dimostrato che le terme nel medioevo erano così importanti, in questa zona della Toscana, da consigliarne la fortificazione, visto che erano al centro di contese. Le fonti, infatti, ricordano che
il vescovo di Siena Donosdeo Malavolti, nel 1331, ebbe licenza di far costruire mura difensive a Caldanelle (Bellotti et.al., 2020, 16-18).
Il sito archeologico si trova su un pianoro delimitato dal fosso delle Pietre Rosse e dal torrente Caldanelle, a pochi passi dalla sorgente e a circa cinquecento metri dal fiume Farma, dove scaturiscono le ben più note acque termali di Petriolo. L’area fu frequentata dagli inizi del Trecento e si sviluppò soprattutto nel corso del XV secolo. La storia del sito ci racconta anche di produzioni: quella vetraria (dedotta dal ritrovamento di tracce di fornace); quella tessile (qui avveniva la macerazione della
ginestra secondo una pratica diffusa dai monaci dell’eremo di S. Antonio in Val d’Aspra e perdurata fino alla metà del Novecento). La transumanza delle greggi è un altro aspetto che caratterizza questo luogo – gli animali venivano fatti passare di qui per sfruttare le proprietà antisettiche delle acque sulfuree.
Le Caldanelle hanno ancora molto da raccontare e l’Associazione Odysseus continuerà nel suo lavoro di public archaeology, o meglio di archeologia partecipata, che rende i cittadini sentinelle attive e – appunto – partecipi del territorio insieme agli studiosi coinvolti in un progetto archeologico di lunga durata e di grande interesse storico.

 

Scavi di Pietratonda

A circa 4 Km da Paganico, lungo la valle del Fosso Fogna, ci sono dei resti archeologici imponenti. Ne parlò per la prima volta nel 1888 Alfonso Ademollo, all’epoca regio ispettore agli scavi e ai monumenti. Egli descrisse brevemente i ruderi di un impianto termale romano comprendenti un muro semicircolare e un arco attraverso il quale si scendeva nei sotterranei del complesso monumentale. Successivamente, nel 1915, l’ispettore Galli riportò la notizia del ritrovamento di una fistula aquaria avvenuto nei pressi dell’impianto di lavaggio delle sabbie silicee. Nello stesso manoscritto descrisse il sito che, orientato perfettamente ad est, era formato da una serie di ambienti “…rivestiti di mattoni o di intonaco o di opus reticulatum…”. Ad una quota inferiore e in uno stato migliore di conservazione, segnalò un vasto ambiente semicircolare (il cosiddetto calidarium) e un arco in mattoni attraverso il quale si accedeva ai sotterranei. Qui egli notò due vani circolari simili a pozzi, chiusi da una volta schiacciata. In base a queste caratteristiche e ai ritrovamenti occasionali di reperti effettuati durante gli scavi minerari, l’Ispettore Galli terminò il suo resoconto datando la struttura tra il I e il II secolo d.C. con l’auspicio di intraprendere scavi archeologici per meglio definire funzioni e cronologie.
Gli scavi tanto agognati dallo studioso furono intrapresi quasi un secolo dopo, tra il 2004 e il 2006, grazie ad un progetto coordinato da Emanuela Todini e Perla Giacchieri, capofila il comune di Civitella Paganico insieme alla Soprintendenza e che vide la partecipazione della Universitat de Girona (Spagna) e della Ecole d’Architecture de Toulouse (Francia) – in un secondo momento dalla Saci srl. Finanziati dal Comune di Civitella Paganico, dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali e dalla Unione Europea.
Il luogo, nel frattempo, era stato pesantemente alterato e danneggiato dai lavori minerari e agricoli, con la costruzione di sottoservizi, di annessi e di un distributore: i due pozzi descritti dal Galli, per esempio, furono usati per alloggiarvi le cisterne di carburante.
Le campagne di scavo del 2004-2006 - un periodo di ricerca troppo breve per acquisire sufficienti conoscenze storiche dell’insediamento antico - hanno evidenziato una fase di prima età imperiale, alla quale appartengono, tra le altre, le strutture del grande ambiente termale (il muro semicircolare raccontato dall’Ademollo e dal Galli), a cui seguì una ristrutturazione e, probabilmente, una riconversione. Tale fase avvenne in un momento che è difficile stabilire per la mancanza di chiari indicatori cronologici negli strati di distruzione.
Il rinvenimento di tessere musive e di marmi pregiati hanno dimostrano l’importanza e la qualità delle strutture che potrebbero essere interpretate, riprendendo la tesi del Galli, come un impianto termale pubblico presso una sorgente termale sulfurea.
Dopo 13 anni di abbandono, nel corso del 2019, grazie ad un accordo tra Comune, Soprintendenza e Odysseus, è iniziato un programma di pulizie e manutenzioni, che sta lentamente riportando il sito archeologico ad una condizione di decoro.

Scavi di Cannicci

Uno dei principali siti di interesse di Impero Project è rappresentato dai resti di un santuario tardo etrusco e repubblicano presso il Podere Cannicci. Attorno ad esso fu fondato un vicus per fornire supporto al complesso religioso adiacente. Il sito occupa un'ampia porzione del territorio di Monteverdi ed è stato inizialmente scavato dalla Soprintendenza tra il 1989 e il 1990. Gli scavi del 1989-1990 hanno evidenziato l'esistenza di una serie di ampi ambienti rettangolari, con muri in pietra e rilievi in ​​argilla. Questi sono stati preliminarmente interpretati come resti di magazzini, in quanto sono stati recuperati 10 dolia lungo due delle mura. Tuttavia, questa struttura faceva parte di un più ampio insediamento con un cortile rettangolare (14x11 m) con una vasca rettangolare intonacata in cocciopesto. Da questa una rete di scarichi correva verso una cisterna mentre sono stati rilevati almeno altri 5 vani ma non completamente scavati.  Le indagini intorno al sito mostrano chiaramente l'esistenza di diverse (e successive) fasi di occupazione almeno fino al II sec. D.C. poiché monete coniate sotto Traiano e Adriano sono state recuperate.

 

Scavi di Monteverdi

In località Monteverdi è stata rinvenuta una cisterna romana. Situata su una collina di fronte alla moderna strada per Montalcino, la cisterna è abbastanza ben conservata, anche se uno spesso strato di macerie ha riempito il suo interno. I muri perimetrali sono realizzati con blocchi regolari di pietra di forma rettangolare e incollati con malta solida. La cupola della cisterna è costituita da uno strato molto spesso di cocciopesto, una miscela impermeabile di malta bianca e mattoni di argilla frantumati. Sulla sommità della cupola due diversi fori consentono un possibile successivo accesso alla cisterna. 

 

Scavi di Castellaraccio di Monteverdi

Il Castellaraccio di Monteverdi si trova su una collina a 130 metri sul livello del mare. Oggi si presenta come un villaggio medievale abbandonato, con poche strutture ancora visibili nella vegetazione. Si affaccia sul fiume Ombrone e sul ponte medievale in rovina che collega la sponda NW al Sasso d'Ombrone. La prima menzione del castello risale alla metà del XII sec. D.C., quando faceva parte della vasta tenuta del Monastero di San Salvatore di Giugnano (Roccastrada, GR) e dell'Abbazia di San Lorenzo all'Ardenghesca. Nel 1202 d.C. entrò nel regime fiscale del Comune di Siena e viene citata la chiesa di San Giorgio. È in questo momento che il Monastero di San Salvatore di Giugnano (e le sue tenute) furono trasferiti all'Abbazia di San Galgano. Venticinque massiritie furono registrate da Siena nel 1278 d.C., mentre due anni dopo l'Abbazia di San Lorenzo vendette le sue proprietà a Siena (2/3 dell'insediamento). Nel 1294 d.C. i figli di Ugolino di Rustico acquistarono la tenuta del Comune di Siena, mentre alla fine dello stesso secolo l'Abbazia di San Galgano vendette la terza a Niccolò di Bonifazio Bonsignori. Nel 1297 dC la famiglia Bonsignori cedette le sue proprietà a Siena; tuttavia, il castello è in questa fase abbandonato e in rovina in quanto viene descritto come destructus et nullus habitat in eodem. Nel 1320 d.C. il castello e le case rurali di pertinenza facevano parte del Comune di Paganico. Il sito di Castellaraccio è oggetto di indagini archeologiche dal 2017. L'archeologia si propone di comprendere l'estensione dell'insediamento, la sua pianta urbanistica e la cronologia d'uso. Data la sua posizione strategica e il precoce abbandono dell'insediamento, il sito dovrebbe preservare anche fasi altomedievali non registrate nelle fonti scritte.

 

Per info: 

Associazione Archeologica Odysseus
www.odysseus2007.it - info@odysseus2007.it - tel. 377 6971028

Impero Project
www.imperoproject.com 

Credits foto

Foto Casenovole, Caldanelle e Pietratonda (c) Associazione Archeologica Odysseus 

Foto Monteverdi (c) Impero Project

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